MA DOVE VA L'AMORE?

Ma dove va l'amore per un figlio, per un fratello, per un amico morto? dove? dove si deposita quell'amore?

Perché il dolore, ha un suo preciso urlo, la sua incurabile ferita, la sua eterna cicatrice, ma l'amore, quell'amore definitivo e persino tangibile, che farne di quell'amore? bisogna dargli un senso.

Quando si verifica un evento così doloroso, più forte della capacità della mente di comprendere, in quel preciso momento contattiamo tutta la nostra impotenza e disperati alziamo lo sguardo al cielo in un modo come non era successo mai: con più intensità, con la voglia e la determinazione di andare oltre a quello che è immediatamente , visibile... e cerchiamo qualcosa che ci aiuti a diminuirne la distanza, che so, un collegamento... un ponte... una coincidenza: ma è inutile, non possiamo farlo con la testa. La ragione si rifiuta di seguirci in questi luoghi lontani nel tempo, la mente non riesce a vedere niente se non le sue piccole certezze, e allora ci apriamo a conoscere di più e meglio l'universo che ci circonda.

Occorre un ponte speciale che dal microcosmo della nostra solitudine ci colleghi al Cosmo, occorre imparare a sentire con il cuore.

Allora ci accorgiamo all'improvviso che anche noi siamo veramente parte dell'Universo, e tutto ciò che accade ha davvero un senso. (Anna Agresti, "Che giorno è?" Ibiskos editrice, 2002